martedì 4 settembre 2012

LE LESBICHE NON ESISTONO


"Luca è un nostro caro amico. Ed è gay. Come succede tra amici a volte litighiamo e come spesso succede tra amici il più delle volte terminiamo queste liti ridendo. Tra l’inizio delle nostre discussioni e la risata finale riusciamo a rintracciare mediamente 6/7 modi diversi - e non sempre gentili - di appellare Luca specificatamente per il suo orientamento sessuale.
Ma se al posto di Luca ci fosse Marta, che come Luca è una nostra amica ed è omosessuale, quanti modi riuscireste a trovare per insultarla?
E’ ovvio che questa è una provocazione (come provocatorio è il titolo del nostro documentario) Marta e Luca sono personaggi immaginari e non è nostra abitudine denigrare nessuno. Quello che invece è vero e lampante è che per insultare la nostra fittizia amica Marta siamo a corto di offese.
Pensate che questo sia un bene?
Noi ci abbiamo riflettuto a lungo. E abbiamo capito di NO.
Perché se Luca sarà spesso alle prese con l’aggressività verbale e la violenza fisica, Marta addirittura non esiste.
L’omofobia in questo caso comincia con la negazione, negazione che per qualche motivo parte anche e soprattutto dall’interno.
Fortemente convinte che l'invisibilità sia una forma di discriminazione più subdola e potente di molti falsi stereotipi, noi quel mondo “oscuro” siamo andate ad intervistarlo per poterlo raccontare con un linguaggio comprensibile ad un pubblico omosessuale e non.
Perché occorre soprattutto educare alla diversità per non recepirla ostile e capire che alla fine tutta questa “lontananza” – senza in nessuna maniera annullare l’identità LGBT – forse è puramente immaginaria. Noi abbiamo iniziato col chiamare le cose con il proprio nome."

 Due giovani donne toscane hanno lanciato il progetto ‘: un documentario dedicato all’omosessualità femminile, argomento che spesso rimane nell’ombra.
Laura Landi e Giovanna Selis, questi i nomi delle due registe, si sono affidate al portale produzionidalbasso.com, grazie al quale hanno raccolto risorse da destinare al loro progetto.
Le lesbiche non esistono, almeno nella coscienza collettiva e sugli schermi italiani di cinema e tv.
E così  hanno pensato bene di farle esistere, di dar loro un volto, una voce, una storia. Sono andate su e giù per l'Italia a scovarle, intervistarle, filmarle.
Ed è nato un interessante documentario sulle donne che nel nostro paese amano altre donne.

Il documentario sarà presentato, dal prossimo ottobre ad alcuni festival, se volete potete visionarne alcuni stralci cliccando sul seguente link: http://vimeo.com/user9979384

mercoledì 29 agosto 2012

FEMINIST BLOG CAMP 2012

 

Feminist Blog Camp 2012

Da Giovedì, 20. Settembre 2012 - 12:00
a Domenica, 23. Settembre 2012 - 23:00
 
 
II Feminist Blog Camp sta arrivando!
Questa edizione ci accoglierà Livorno, presso l’ Ex-Caserma Del Fante, il 28/29/30 settembre 2012.
Sbarcheremo in un porto franco come pirati e corsare per una tre giorni di condivisione, seminari, workshop, proiezioni, dibattiti, musica, arte, spettacoli, reading, cultura, hacking, confronti sul desiderio e la sessualità, precarietà, migranti e molto altro. L’iniziativa è totalmente autofinanziata e sarà realizzata dalle e dai partecipanti all’insegna dell’autogestione.
Il Feminist Blog Camp è un evento che nasce dall’idea di blogger femministe e blogger disertori del patriarcato che costituiscono già una rete di attivismo antisessista nel web. Dalla assemblea plenaria che ha concluso la prima edizione è emerso il desiderio di rendere il FBC un incontro periodico, con l’apertura a nuove tematiche e nuove soggettività ma mantenendo le modalità di partecipazione e gli strumenti organizzativi che ci siamo dat*.
Come è stato per il primo Feminist Blog Camp, che si è svolto a Torino presso il Centro sociale Askatasuna, anche questo appuntamento avrà luogo in uno spazio dove l’antifascismo significa partecipazione attiva nella creazione di lotte, desideri e relazioni antiautoritarie. E’ aperto a tutti e tutte, anche a chi non ha un blog.
Il Feminist Blog Camp è immaginato, costruito, programmato in un confronto aperto e partecipativo attraverso l’uso di una mailing list di coordinamento delle e dei blogger.
Se volete collaborare all’organizzazione potete iscrivervi alla mailing list di coordinamento.
Per qualsiasi contributo, proposta, richiesta di info o necessità di ospitalità potete scrivere a: feministblogcamp[chiocciola]grrlz[punto]net
.
Il Feminist Blog Camp è anche su facebook e su twitter

Il Wiki, ovvero lo strumento di elaborazione collettiva e di scrittura partecipata di costruzione del Feminist Blog Camp,
contiene gli atti del primo Feminist Blog Camp svoltosi a Torino, presso l’Askatasuna il 28/29/30 ottobre 2011.



venerdì 17 agosto 2012



Questo è il testo tradotto della “preghiera punk” per il quale le Pussy Riot, la band diventata simbolo del dissenso anti-Putin, hanno ricevuto una condanna a 2 anni di reclusione per “teppismo a sfondo religioso”. Ricordiamo che il pezzo è stato cantato lo scorso 21 febbraio nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore.


“Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin! caccia Putin, caccia Putin! Sottana nera, spalline dorate. Tutti i parrocchiani strisciano inchinandosi.
Il fantasma della libertà è nel cielo.

Gli omosessuali vengono mandati in Siberia in catene. Il capo del Kgb è il più santo dei santi. Manda chi protesta in prigione.
Per non addolorare il santo dei santi le donne devono partorire e amare.
Spazzatura, spazzatura, spazzatura del Signore.
Spazzatura, spazzatura, spazzatura del Signore.
Madre di Dio, Vergine, diventa femminista. Diventa femminista, diventa femminista. Inni in chiesa per leader marci, una crociata di nere limousine.
Il prete viene oggi nella tua scuola. Vai in classe, portagli il denaro.
Il Patriarca crede in Putin. Quel cane dovrebbe piuttosto credere in Dio.
La cintura della Vergine Maria non impedisce le manifestazioni.
La Vergine Maria è con noi manifestanti.
Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin. Caccia via Putin! caccia via Putin!”


Riportiamo di seguito una dichiarazione della leader del gruppo Nadezhda Tolokonnikova:
“In sostanza il processo non è rivolto solamente alle Pussy Riot, ma all’intera nazione perché le autorità russe si sono più volte macchiate di crudeltà nei confronti degli esseri umani.Noi abbiamo cercato un dialogo piuttosto di rispondere con un’opposizione od un conflitto. Abbiamo teso una mano verso i nostri nemici ed in risposta loro ci hanno riso contro ci hanno dato delle ingenue. Ma noi siamo sempre state sincere, forse un poco naif ma non rimpiangiamo nulla di quanto detto anche nel giorno del misfatto.
E’ facile umiliare gente schietta e sincera.
Siamo in una situazione disperata ma non disperiamo,
siamo perseguitate ma non dimenticate. Quando si è deboli si è anche forti”.



Noi Donne di Mondo
siamo solidali con le PUSSY RIOT e con la loro scelta coraggiosa e,
comunque non violenta, di manifestare il proprio dissenso
e, non da ultimo, riteniamo la libertà di parola e di pensiero un diritto insindacabile ed inalienabile di tutta l’umanità!
Riteniamo, dunque, inaccettabile ed esageratala la loro condanna e la pena inflitta.

lunedì 13 agosto 2012

FREE PUSSY RIOT!!!


Noi Donne di Mondo ci uniamo alle organizzazioni per i diritti civili e a chiunque ritenga che le tre donne arrestate, appartenenti al collettivo femminista punk Pussy Riot, debbano essere considerate prigioniere politiche, o, come la stessa Amnesty International afferma, prigioniere di coscienza, esse, infatti, sono detenute ed accusate solo per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione.
Chiediamo, per questo, che venga loro garantito il diritto ad un giusto processo ed invitiamo tutti a firmare l'appello di Amnesty International, rintracciabile al seguente indirizzo:
www. amnesty.it/russia-pussy-riot-processo.

BUONE FERIE A TUTTI !!!!









martedì 10 luglio 2012

FEMMINICIDI : una semplice opinione


Affermare che siamo prima di tutto persone, accantonando il ruolo fondamentale della differenza sessuale, penso sia un discorso molto superficiale o volutamente inculcato da una morale che, ancora una volta, si rifiuta di affrontare l’essere umano nella sua imprescindibile interezza.
La mia anima, tutto il mio essere è in un corpo di donna e con esso percepisco la realtà, mi esprimo e vivo. Tutto ciò dovrà pur significare qualcosa, anche fosse ( e non lo è) solo ciò che mi spinge a ricercare l’altro da me, per capire o affidarmi ad esso per ciò che lo distingue da me.
La rivoluzione del movimento delle donne, iniziata nel Novecento, ha cambiato radicalmente il mondo.
L’impegno per l’emancipazione e la liberazione delle donne si è diffuso con modalità diverse in ogni luogo.Non si possono negare le ripercussioni di tutto ciò; nella nostra società viviamo l’affermarsi di mutate condizioni delle relazioni familiari, fra uomo e donna, anche nella relazione con i figli. Sono cambiate consuetudini e modi di vivere e di sentire.
La condizione della donna abbraccia ogni parte del mondo e torna frequentemente nelle denunce e nelle rivendicazioni, purtroppo ancora faticosamente riconosciute, nello “scontro” fra civiltà, in atto ovunque.
Anche se a fatica, gli uomini non possono più non costatare un cambiamento nell’ esprimersi dell’amicizia o dell’amore fra loro stessi e le donne. Siamo ormai e non solo per fortuna, al tramonto del vecchio modo di relazionarsi fra i sessi basato sulla indiscutibile supremazia maschile.
Ma i passi sono ancora lenti e del tutto sulla pelle delle donne. Una urgenza di cambiamenti richiede il modificarsi dei fondamenti delle civiltà in modo inesorabile, basato radicalmente sui mutati rapporti fra uomo e donna.
Nella nostra sociètà tutto ciò genera un evidente spaesamento negli uomini che reagiscono in modo violento e contrario al cambiamento generato dalla rivoluzione delle donne.
L’uomo, nell’incapacità di riflessione, di autocoscienza, di una ricerca approfondita sulla propria sessualità e sulla natura della relazione con le donne e direi pure con gli stessi altri uomini, non rinuncia ancora alla sua antica attitudine alla violenza.
Un'altra questione inquietante assolutamente da sottolineare, è il proliferare della mentalità e dei comportamenti ispirati da fondamentalismi di varia natura religiosa, etnica e politica, che si accompagnano a perpetrarsi di una visione autoritaria e maschilista dei ruoli.
Ogni giorno viviamo inorridite fatti di cronaca che evidenziano ancora una volta una volontà di dominio e di accanimento sul nostro corpo e sulla nostra mente.
Anche nella nostra società intera, nella politica e nella comunicazione di massa ricade la colpa di tutto ciò. Molti sarebbero i discorsi da fare. Ma non è di quelli che voglio sottolineare l’urgenza. Noi donne abbiamo bisogno di atti concreti da parte di tutti e in particolare dagli uomini anche e soprattutto da quelli che ci vivono accanto e che beneficiano di tutta la nostra intelligenza e bellezza interiore.
Quando gli uomini si prenderanno la responsabilità morale di tutto ciò?
Spesso nei dibattiti pubblici la matrice della violenza patriarcale e sessuale è stata riferita a culture e religioni diverse dalla nostra,dimenticando facilmente che anche la nostra società occidentale non è stata e non è a tutt’oggi immune da questo tipo di violenza.
Quante volte si deve ripetere che occorre un maggiore ruolo delle istituzioni pubbliche, sino alla costituzione come parti civili degli enti locali e dello stato nei processi per violenze contro le donne?
L’apparente silenzio del movimento delle donne, a riguardo è, in realtà, un' accorata intenzione di dire basta non più attraverso le semplici parole, ma con un’azione che ci porta a cercare in tutti i modi di entrare attivamente nella mondo della politica, nella stanza dei bottoni tanto cara al potere maschile, per far sì che si cambi il modo di pensare la società, affrontando finalmente un discorso di parità di diritti fra i sessi e di pari dignità. Ma già si sa che i signori della politica ( quale politica?) non faranno spazio tanto facilmente.
Credo, quindi, che oggi sia necessario un salto di qualità, una presa di coscienza collettiva.
Lo sguardo maschile – pensiamo anche alle organizzazioni sindacali – non vede ancora adeguatamente la grande trasformazione delle nostre società prodotta negli ultimi decenni dal massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro.
Mi auguro che si apra finalmente una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e dell’informazione, nel mondo del lavoro. Una riflessione comune capace di determinare una sempre più riconoscibile svolta nei comportamenti concreti di ciascuno di noi.
E non da ultimo, accanto a tutto ciò, credo sia assolutamente necessaria anche una educazione alle emozioni che la vita ci porta, una educazione all’amore rivolta a tutti, piccoli e grandi, uomini e donne, anche se a queste ultime, bisogna riconoscerlo, spesso appartiene una intelligenza affettiva di genere .
M. donna di mondo.

Campagna contro la Violenza sulle Donne

Da quando hai dato quel primo schiaffo,
giustificandolo come schermaglia amorosa. 

Da quando hai pestato a sangue un tuo amico,
perché aveva guardato troppo la donna che stava con te. 

Da quando deridi la tua compagna,
umiliandola davanti hai tuoi amici. 

Da quando passeggi mano nella mano
 con una donna con un occhio nero,
fiero come un padrone. 

Da quando torni a casa dal lavoro, sfruttato e maltrattato,
e mandi all'ospedale tua moglie a forza di botte. 

Da quando irrompi nell'amore di due donne lesbiche,
dicendo che manca loro, un vero uomo come te. 

Da quando con i tuoi amici hai violentato una ragazzina,
accusandola di essere una che ci sta. 

Da quando tuo figlio,
ha costretto ad un rapporto sessuale una compagna di scuola,
e tu l'hai chiamata “ ragazzata”. 

Da quando chiami tua figlia brava ragazza,
e le figlie degli altri puttane. 

Da quando non affitti casa ad una sporca negra,
e poi la vai a cercare per farci sesso. 

Da quando uccidi ferocemente
la tua ex moglie, amante, fidanzata, compagna,
in nome del vostro perduto amore. 

Da quando obblighi una bambina
a temere un gesto affettuoso
di un padre, un fratello, un amico, un vicino. 

Da quando costringi una donna,
ad aver paura della solitaria notte. 

Da quando forzi la mitezza di una donna,
inducendola ad armarsi per difendersi da te. 

Da quando chiami amore la violenza. 

Da quell'attimo

Da quell'ora

Da quel mese

Da quell'anno

Da quel secolo


Sei  Un  Violento